Deontologia professionale dello street artist | I parte

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Deontologia professionale dello street artist | I parte

Esiste o può mai esistere una deontologia professionale per lo street artist? Vlady Art attraverso 20 domande a 10 artisti (108, Akappa AK drawing, Fra Biancoshock, Gec Art, Guè, Ale Senso, Guerrilla SPAM, Collettivo FX, Cheko’s, Elfo) prova a tracciarne una.

di VLADY ART


Cheko’s
"Street artist": colui che, nel nome delle arti, opera creativamente nello spazio pubblico (urbano, generalmente), prediligendo (o provenendo da) le azioni non autorizzate e non commissionate. Questa premessa, necessaria e introduttiva, ci serve per inquadrare un "profilo professionale" specifico, di cui andremo a parlare.
Esiste o può mai esistere una deontologia professionale per lo street artist?
Ci sono regole e un pensiero comune?
Vi è una sostanziale differenza tra gli artisti "convenzionali" e gli street artist?
Ho deciso di chiederlo al mio network di contatti, tra gli artisti che in varia maniera operano secondo i parametri della street art, per quanto questo termine possa essere vago, superato o incompleto.
Le domande a seguire sono di quelle che hanno unito e diviso parecchi "operatori del settore".
Vediamo se si può, connettendo i vari punti, tracciarne una deontologia all'alba del 2014, dopo aver assistito al sorgere di vari interrogativi, intorno alla pubblicità, le mostre, le gallerie, le vendite, l'illegalità, la guerra tra bande, internet, i social network, l'emulazione, la moda, le scorciatoie artistiche.
1. Trovi opportuno creare un account su Facebook? Per quali ragioni?
- Sì! Anche se con modalità differenti da come la fantascienza cyberpunk ‘80 e ‘90 profetizzava, le nostre vite si sono trasferite per gran parte nella realtà virtuale. Basta pensare a quanto tempo passiamo sui social network, quanto ci occupiamo della nostra immagine virtuale e quanto tempo passiamo a conversare con persone reali o quanto lo facciamo via internet. Oppure cosa ancora più lampante, quando siamo per strada quanta gente è attaccata al suo smartphone? Questo network virtuale che ci permette di viaggiare al di fuori dei nostri corpi ci da possibilità impensabili fino a 10 anni fa ma allo stesso tempo sta trasformando la nostra vita sociale e il mondo in generale. Non voglio quindi dare un giudizio negativo o positivo sulla cosa, è così e basta. Se non vai su Facebook, per molti versi ormai è come se non esistessi e quindi credo sia doveroso esserci specialmente in un giro come il nostro in cui l'autopromozione è gran parte del lavoro. Chi rifiuta questa cosa ormai è simile a un eremita elettronico, inoltre se fai qualcosa di pubblico (artista in generale) su Facebook ci finisci in qualche modo, ma sei rappresentato da chissà chi... quindi meglio esserci in prima persona. Ripeto: non sto esprimendo un giudizio sul fatto che sia giusto o sbagliato, è il mondo che sta andando così e ignorarlo mi sembra ignorante! (108)
- Sì, ritengo opportuno aprire/avere un profilo Facebook, per svariati motivi. Uno è che ti mette in rete con altri artisti e soprattutto con i fruitori d'arte, che vanno dal ragazzino al critico d'arte. In più funziona da sito/blog/messenger ecc. (Akappa AK drawing)
- Credo sia opportuno creare un profilo artistico su Facebook, in quanto i miei lavori si trasmettono e si manifestano grazie anche alla viralità dei social network e della rete. (Fra Biancoshock)
- Per me è fondamentale per portare a compimento i progetti, la maggior parte dei miei lavori richiede la partecipazione attiva del pubblico, senza la quale l'opera non vedrà mai la sua realizzazione. Posso dire oggi che l'account su Facebook è il mezzo più importante del mio lavoro, più della carta e dei pennarelli. (Gec Art)
- Lo trovo opportuno da un punto di vista lavorativo, rende veloci le connessioni e gli aggiornamenti, però il tutto è talmente contaminato che provo una certa angoscia ogni volta che inserisco la password. (Guè)
- Sì, lo uso per promuovermi senza eccedere nell´invadenza, per la facilità di rimanere in contatto, per trovare opportunità interessanti, per sparare cazzate, perché è divertente. (Ale Senso)
- Può essere necessario, se l’intento è mantenere i contatti, anche distanti e per divulgare il lavoro fatto in strada.(Guerrilla SPAM)
- Sì è molto utile da utilizzare come note a piè pagina del lavoro e inoltre a creare un contatto con il pubblico.(Collettivo FX)
- Sì, semplicemente per avere maggiore visibilità e condivisione dei propri lavori. (Cheko’s)
- Premetto che nell'arte non debbano esserci regole, né morali. Se trovo opportuno creare un account su Facebook? Per quali ragioni? No per 1000 ragioni. (Elfo)


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Da sinistra: 108, Ale Senso, Elfo
2. Trovi opportuno usare i servizi a pagamento di Facebook per pubblicizzare la propria pagina, arte, opera?
- Ognuno gestisce come crede i siti o gli account che possiede, o crede di possedere. (Elfo)
- Personalmente non l’ho mai fatto, lo considererei opportuno per pubblicizzare qualche prodotto d’autore, come una limited edition di t-shirt o roba simile. (Guè)
- Non l'ho mai fatto, quindi non lo so; dovrebbe essere utile? (Ale Senso)
- Mi trovi indifferente sul fatto del pagamento, premesso che io non lo uso e non penso lo farò, ma ognuno è libero di far quello che vuole. Non trovo molta differenza tra quelli che pagano i post e quelli che postano lo stesso post mille volte al giorno per fartelo vedere. (Akappa AK drawing)
- Noi non li utilizziamo, perché la nostra comunicazione è libera e gratuita. In strada "esponiamo" gratuitamente e così facciamo anche online. (Guerrilla SPAM)
- Personalmente, al momento no. (Cheko’s)
- Se uno vuole far conoscere il proprio lavoro così, può farlo. A noi questo pensiero non ci ha mai sfiorato.(Collettivo FX)
- Mai pagato un centesimo per pubblicizzare la mia pagina, per ora non lo trovo opportuno. (108)
- Trovo assolutamente fuori luogo pubblicizzare a pagamento il proprio lavoro su Facebook: questo tipo di pubblicità può essere utile per chi commercializza prodotti piuttosto che servizi, ma non di certo per chi crea arte.(Fra Biancoshock)
Collettivo FX
3. Qual è oggi il fine della tua creatività? La creazione fine a se stessa, fuori dal mondo dell'arte o la creazione per volgere verso il mondo dell'arte (gallerie, mostre, commercio)?
- Questa è una domanda complicatissima. Ci vorrebbero diversi libri e non arriveremmo a un dunque; ne hanno scritto anche molti filosofi (...mi viene in mente Schopenhauer). Per quanto mi riguarda non sono mai riuscito a vedere la mia arte oltre a quello che rappresenta per me, ossia soddisfare me stesso sia in ambito pubblico sia in galleria. Questo è sempre stato disastroso a livello commerciale, ma credo che alla fine dia i suoi frutti se la qualità è quello che cerchi. Credo ancora che l'arte vera sia quella pura fine a se stessa, tanti dei miei artisti preferiti sono outsiders, sciamani o vengono dall'arte primitiva... detto questo non faccio più molta distinzione tra arte fuori e dentro il mondo dell'arte, vedo se una cosa mi piace e basta. Il problema è anche che se l'arte è la cosa che ti piace di più, è un bisogno fondamentale com’è per me, nel mondo dell'arte ci finisci prima o poi e devi gestire la cosa al meglio. (108)
- Entrambe le cose. Non ho un fine specifico inteso verso qualcosa a cui tendo, una meta. (Ale Senso)
- L'importante oggi è aver chiara la propria strada, lavoro su progetti di coinvolgimento del pubblico che richiedono talvolta più di un anno di lavoro, i tempi sono molto dilatati. La cosa fondamentale è non perdere di vista il punto di arrivo, solo così si evita di cadere nei tranelli del mercato e delle aspettative del pubblico. La finalità di tutti i miei esperimenti è quello di far nascere delle sinergie tra chi produce e chi fruisce, cercando di avvicinare i ruoli tra l'artista è il pubblico, nel tentativo di farli quasi combaciare. Quando nei progetti vengono coinvolte persone lontane dal mondo dell'arte è sempre una vittoria. (Gec Art)
- Lavoriamo in strada perché non ci interessa il sistema ufficiale dell’arte. Ognuno utilizza la sua creatività per scopi diversi; noi la usiamo per comunicare in spazi pubblici per un fine collettivo. Non ci interessa entrare in dinamiche esterne a questo rapporto. (Guerrilla SPAM)
- Il fine è quello di dare qualcosa al contesto in cui interveniamo o addirittura tentare di modificarlo. Se la galleria ha lo stesso fine, che ben venga. Ma di gallerie che lavorano con questo fine, ce n’è sono? (Collettivo FX)
- Il fine della mia creatività è innanzitutto quello di fungere da valvola di sfogo, di riuscire a scaricare tutte le tensioni personali/paranoie attraverso l’attuazione delle mie idee. Poco importa al momento se questo porterà a far diventare questo un lavoro piuttosto che rimanere un semplice e personale mezzo di comunicazione. (Fra Biancoshock)
- La mia creatività è fine a se stessa ma non esclusa dal mondo dell'arte, sperando di non esser risucchiato dal circolo vizioso dell'arte. Uno dei motivi per cui faccio "street art" è proprio per esser libero di eseguire e fare quello che voglio, facendo parlare i muri per me e non un gallerista. (Akappa AK drawing)
- Il fine rimane sempre la ricerca e gli sviluppi di qualcosa che ti affascina e ti alimenta, mi piace la storia dell’arte, seguo l’arte contemporanea, non rifiuto le istituzioni artistiche. (Guè)

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Guè
4. Trovi opportuno esporre e vendere usando i canali convenzionali dell'arte?
- Se serve per finanziare un progetto in strada che ben venga. Se si va in strada per fare uno spot ai propri quadri in galleria, troviamo fuori luogo definirla street art. (Collettivo FX)
- Per noi non lo è, dato che non vendiamo opere, ma semplicemente le creiamo per una fruizione pubblica, prima della loro inevitabile distruzione. (Guerrilla SPAM)
- No, credo che sia importante riuscire a costruire il proprio canale, da dove provenga non importa; nel mio caso che ci sia dell'etica e del rispetto verso l'artista. (Cheko's)
- Lo trovo opportuno se il canale che incontri, con cui decidi di collaborare crede nel tuo lavoro e nel tuo percorso.(Guè)
- Sì! Non essendo ricco, la crisi mi ha aiutato a fare la mia scelta: non voglio lavorare in fabbrica o in ufficio tutta la settimana e lasciare l'arte ferma a un felice periodo della mia vita e rendermene conto quando avrò 70 anni, se va bene. L'unico modo per sfuggire a questa cosa è cercare di vendere i miei lavori. Chi dice che campa vendendo i suoi pezzi in altro modo generalmente è un ipocrita che se lo può permettere; parlo per esperienza. (108)
- Trovo opportuno vendere le proprie opere, per poter finanziare i propri progetti personali o finanziar la propria vita, purché non si perda la propria coerenza artistica. (Akappa AK drawing)
- Se necessario per vivere (come giocare a una lotteria, solo che i soldi non vanno allo stato). (Elfo)
- Sì può funzionare, anche se ci sono tante altre possibilità; alcune te le puoi addirittura creare. (Ale Senso)
Dall'alto: Fra Biancoshock, Guerrilla SPAM 

5. La solidarietà verso gli altri movimenti artistici o verso i tuoi stessi colleghi, è ancora presente in maniera preponderante tanto da considerare scorretto ogni furto/sfregio di un'opera altrui?
- Discorso troppo complicato e lungo; se fai parte di un movimento devi accettare lavori simili ai tuoi, poi esistono capo-lavori ed elementi; o trascinanti o caposcuola. (Elfo)
- La collaborazione è una caratterista del mondo street. Sfregio, furto o altro non fa parte di questo mondo.(Collettivo FX)
- Assolutamente sì. (Ale Senso)
- Il rispetto verso gli altri è essenziale. (Guè)
- Non credo d’esser mai stato derubato o sfregiato. Quanto ai rapporti con gli artisti, c'è sempre un po’ d'invidia. Molti si sentono così grandi da non rispondere a un invito o a una richiesta; questo mi dispiace e personalmente credo che siano persone povere d'animo, per non dire altro. (Cheko's)
- Assolutamente, non mi permetterò mai di sfiorare l'opera di un altro, non l'ho mai fatto come writer e non lo farò adesso. Per me l'opera d'arte sincera è sacra e non la toccherò mai. Conosco alcuni che comprano vecchi quadri senza valore ai mercatini da usare come fondi per i loro lavori; io non potrei mai, anche questi lavori decaduti e "tecnicamente mediocri" (chi sono io per giudicare l'arte di un altro?) sono degni di rispetto e non riesco a toccarli. Per questo magari uso le stampe d'arte... (108)
- Il rispetto per le opere altrui è secondo me a priori, indipendente dal fatto che sia un amico, un collega o uno sconosciuto visto per caso su un catalogo piuttosto che sul web. (Fra Biancoshock)
- Sì, è importante. Nella scena urbana c’è solidarietà verso ogni artista che opera in strada, di solito. (Guerrilla SPAM)
Dall'alto: Gec Art, Akappa AK drawing

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(14 aprile 2014) 

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